Il vino era un elemento immancabile sulle tavole degli antichi romani ed era caratterizzato da un sapore ben preciso.
In epoca antica, il vino è stato parte integrante dell’alimentazione del popolo romano. Originariamente la consumazione del vino era concessa solo agli uomini che avessero compiuto i trenta anni di età. Durante il periodo dell’età imperiale, la consumazione del vino viene concessa anche alle donne, ma in piccole quantità. Nel corso degli anni, gli antichi romani diventano dei veri e propri esperti nella coltivazione del vino e nei suoi stati di fermentazione.
Le piantagioni specializzate vengono coltivate inizialmente in Campania, alle pendici dei monti Petrino e Massico, da cui proveniva il celebre Vinum Falernum, la tipologia di vino più consumata sulle tavole dei romani. I terreni di coltura di questa varietà, erano costituiti da terrazzamenti drenanti, i quali consentivano di mantenere la quantità corretta di umidità e calore per creare un ambiente ideale.
Ieri come oggi, era fondamentale indicare il preciso luogo coltivazione e di provenienza del vino, il nome del produttore e del console in carica. Nell’Antica Roma erano molteplici i vini rossi di produzione italica in commercio, come il Calenum, il Falernum e il Massicum, tutti provenienti dalle piantagioni in Campania. Il Caecubum, era uno dei pochi vini coltivati e prodotti nel sud del Lazio. Il vino migliore veniva anche commercializzato, trasportato via mare e contenuto in anfore di ceramica che potevano trasportare circa una ventina di litri.
Che sapore aveva il vino nell’Antica Roma?
Il vino nell’Antica Roma non presentava il tipico sapore a cui siamo abituati oggi. I viticoltori erano soliti schiarire il vino con bianchi d’uovo montato a neve o latte fresco di capra. Per calibrare il grado alcolico, inoltre, gli antichi romani mescolavano i vini leggeri con quelli più forti e aggiungevano il miele, estratti di erbe o alcuni aromi. I produttori edulcoravano alcuni vini meno pregiati con sale, acqua marina e resina, mentre i vini prelibati venivano arricchiti con il defrutum.
Il vino presentava un sapore secco, un colore ambrato con una gradazione alcolica di circa l’11%, nonché alcune note di pane tostato, noci e spezie. Per ottenere certi sapori riconoscibili, i viticoltori depositavano i vini migliori in anfore a doppia ansa chiamate seriae, caratterizzate da un materiale impermeabile e attrezzate una punta che si conficcava nel pavimento per mantenere la posizione obliqua.