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Economia

Lavoro: se sbagli adesso scatta il licenziamento e rischi di perdere anche la NASPI

Attenzione, c’è un errore che se viene commesso sul lavoro può portare al licenziamento, senza avere diritto alla NASPI.

Ognuno di noi può avere un lavoro più o meno impegnativo, che può richiedere a volte una grande responsabilità a seconda del ruolo che si ricopre. Per questo il rischio di sbagliare può essere dietro l’angolo. In casi come questo non può che diventare determinante riuscire a gestire pressioni e stress, situazione non così semplice per tutti, soprattutto perché alcuni capi hanno modi tutt’altro che malleabili nei confronti dei propri dipendenti.

Attenzione, c’è un errore sul lavoro che può portare al licenziamento – ermesagricoltura.it

Il mobbing è però più diffuso di quanto si possa pensare, nonostante ci siano persone che per questo arrivano addirittura ad ammalarsi o a non dormire la notte per timore di quanto possa succedere. E’ bene però sapere come ci sia un errore che può davvero costare caro e avere conseguenza il licenziamento.

Raramente si arriva a sbagliare in modo volontario sul lavoro, l’auspicio è che però questo possa avvenire segnalando il problema, ma senza mancare di rispetto alla persona. L’entità dello sbaglio può variare, ma questo non può che essere ritenuto più grave quando comporta una perdita a livello economico per l’azienda, che potrebbe volersi rivalere sul dipendente.

Un errore sul lavoro a volte può costare il licenziamento

C’è però un errore ben preciso che può portare addirittura al licenziamento, nonostante si tenda a pensare a questo come l’ipotesi più remota e difficile da percorrere per un imprenditore. Conoscerlo è importante, soprattutto perché in casi simili non si ha diritto nemmeno alla NASPI, l’indennità di disoccupazione che viene concessa quando la perdita dell’impiego non avviene su decisione della persona che ne è oggetto.

Essere vittima di un licenziamento non può che fare male – ermesagricoltura.it

Il riferimento è a quando si decide di non presentarsi sul lavoro, magari perché stanchi di quell’impiego e si spera in quel modo ce sia il datore di lavoro a prendere la decisione e a optare per la chiusura del rapporto. Il nuovo Ddl ha però deciso di porre fine a un vuoto normativo importante, così da evitare situazioni come queste che possono essere sgradevoli per un imprenditore, che si ritrova a farne le spese anche a livello economico.

In caso di assenze ingiustificate che proseguano oltre il termine previsto dal CCNL applicato, il rapporto di lavoro si considera risolto per dimissioni volontarie del lavoratore. Non sarà quindi possibile avere diritto ad alcun indennizzo.

Assenze ingiustificate, un limite da rispettare

Evitare di essere ligi sul lavoro sperando così di essere licenziati e restare a casa, ma comunque pagati con la NASPI, almeno per qualche mese, non sarà quindi più possibile. Si punta così in questo modo a tutelare innanzitutto i datori di lavoro, che finivano spesso per essere “vittime” di chi avevano assunto, convinto di poterla avere vinta ed essere “cacciato” da un ruolo che non gradivano più.

Troppe assenze ingiustificate rischiano di far perdere il posto di lavoro – ermesagricoltura.it

Il nuovo provvedimento va così a modificare il decreto legislativo n. 151 del 2015 nella parte relativa alle dimissioni volontarie e alla risoluzione consensuale, di cui si parla all’articolo 26. Ogni dubbio a riguardo viene chiarito nel comma 7-bis: qui si sottolinea come superare le assenze ingiustificate oltre il termine previsto dal contratto collettivo porta a considerare chiuso il rapporto di avoro, ma come quando a dare le dimissioni è il lavoratore stesso. E in quel caso, come ben sappiamo, non si ha diritto ad alcun indennizzo.

Qualora non sia previsto alcun limite dal CCNL di categoria, non è possibile andare oltre a cinque giorni di assenza ingiustificata.

Ilaria Macchi

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