A tutti può capitare di essere licenziati dal posto di lavoro, anche se in pochi sanno quanto costa effettivamente questo processo: i dati.
Per questo 2024 sono cambiate anche le norme sul licenziamento sul posto di lavoro. Infatti sembra proprio che da quest’anno licenziare un dipendente costerà molto di più rispetto al passato. Sembra proprio che anche nel mondo dei licenziamenti l’inflazione stia giocando un ruolo importantissimo. Dal momento che il ticket di licenziamento dipende da quello della Naspi, anche quest’ultimo subirà le conseguenze dell’aumento inflazionistico. Sono diversi gli scopi che ha il ticket di licenziamento.
Seppur i lavoratori spesso lo ignorano, questo serve per disincentivare i licenziamenti. Il ticket in questione va pagato nei casi di cessazione dei rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminati e che possono comportare il diritto alla ricezione della Naspi. Proprio il ticket di licenziamento ha subito numerose modifiche per l’anno nuovo ed ha fatto balzare anche il costo dei licenziamenti. E’ importante quindi sapere per le aziende a quanto ammonta questo.
Lavoro, da quest’anno licenziare costa di più: tutti i dati
Il ticket di licenziamento, come abbiamo avuto modo di vedere, rappresenta un contributo a carico delle aziende e dei datori di lavoro. Ad introdurlo ci ha pensato la riforma Fornero ed ha come obiettivo quello di finanziare la Naspi, andando a scoraggiare i licenziamenti. Questo è dovuto quando viene interrotto un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quando la causa è imputabile al datore di lavoro. L’obbligo di versare il ticket di licenziamento scatta quando il licenziato ha diritto all’indennità di disoccupazione.
Secondo la circolare Inps n. 40 del 2020, i datori di lavoro sono tenuti a versare il contributo nei seguenti casi: licenziamento per crisi finanziaria dell’impresa, giusta causa, giustificato motivo oggettivo o soggettivo, lavoratore con contratto a chiamata, licenziamento collettivo senza accordo sindacale, mancata trasformazione del contratto di apprendistato, dimissioni per giusta causa, dimissioni della dipendente in maternità, risoluzione consensuale con conciliazione obbligatoria.
Allo stesso tempo non si paga il ticket di licenziamento in caso di risoluzione di un contratto a tempo determinato. Inoltre questo potrà non essere pagato nemmeno quando avviene in anticipo né alla scadenza naturale. Sono esenti da ticket di licenziamento: collaboratori domestici, operai agricoli, operai extracomunitari stagionali, dimissioni volontarie del lavoratore, scadenza di un contratto a termine, decesso del dipendente, licenziamenti per cambio d’appalto e fine cantiere nel settore edile.
Arrivando al calcolo degli importi, nel 2024 questo è pari al 41% del massimale mensile Naspi per ogni 12 mesi di anzianità del dipendente negli ultimi 3 anni. Il massimale Naspi per il 2024 è di 1.573,86 euro. Ne consegue che il contributo può variare in base all’anzianità del dipendente e delle circostanze specifiche del licenziamento.